Tra le varie abitudini alimentari che spesso riscontro nei miei pazienti c’è il famoso bicchiere di acqua con il succo di limone al mattino, chi lo fa perchè spera in una “attivazione metabolica”, chi semplicemente per piacere o abitudine.

Ovviamente di primaria importanza è l’equilibrio alimentare in generale e quindi per migliorare la propria salute, le famose regole della dieta mediterranea sono indispensabili. Il consiglio è quello di distribuire le calorie nei 5 pasti giornalieri, avere un introito di acqua che va dai 2 litri ai 2.5 litri al giorno, aumentare le porzioni di frutta e verdura ai pasti principali e negli spuntini, mangiare carboidrati complessi rispetto a quelli raffinati, prediligere le proteine vegetali a quelle animali ed in generale favorire la qualità alimentare, il tutto associato ad una costante attività fisica.

Fatta questa doverosa premessa, effettivamente da poco è stato pubblicato un interessante studio sui benefici del succo del limone sulla rivista European Journal of nutrition.

Il limone (citrus limon), fa parte della famiglia delle rutacee e le sue proprietà sono note sin dall’antichità, lo ritroviamo sin dal 310 a.C. nell’opera di botanica di Teofrasto, filosofo e scienziato greco, “La Storia delle piante”.

Conosciuto soprattutto per le sue proprietà curative relative allo scorbuto, malattia dovuta alla carenza da vitamina C studiata ampiamente dal medico scozzese James Lind nel 1747, il succo di limone, ha notevoli altri benefici legati alla presenza, oltre che di vitamina C, di antiossidanti come beta-carotene, criptoxantina, luteina e zeaxantina, è ricco anche di potassio, calcio, fosforo, sodio, ferro, vitamine B, inoltre è povero di grassi e calorie.

Questo studio però, mette in risalto un’altra proprietà molto importante del limone e cioè la sua acidità, data dalla presenza di acido citrico ed altri citrati presenti in esso. Sembra infatti che il succo di limone, ma non il te’, riduca la risposta glicemica dopo assunzione di pane in volontari sani che si sono resi disponibili per questo studio.

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Nello specifico è stato condotto uno studio incrociato randomizzato con parti uguali di pane (100 g) e 250 ml di acqua, tè nero o succo di limone. Le concentrazioni di glucosio nel sangue capillare sono state monitorate per 180 minuti attraverso il prelievo di sangue capillare al dito. Il tè non ha avuto alcun effetto sulla risposta glicemica. Il succo di limone ha ridotto significativamente il picco medio di concentrazione di glucosio nel sangue del 30% (p <0,01) e lo ha ritardato di oltre 35 minuti (78 contro 41 minuti con acqua, p<0,0001).

L’inibizione degli enzimi (amilasi) che idrolizzano e quindi degradano l’amido durante la digestione potrebbe costituire un’opportunità per rallentare il rilascio e infine l’assorbimento del glucosio derivato dall’amido. Semplici approcci dietetici che consistono nell’associare cibi ricchi di amido con bevande che hanno la capacità di inibire tali enzimi potrebbero essere una strategia efficace e facilmente implementabile. L’obiettivo di questo lavoro era testare l’impatto del tè nero e del succo di limone sulla risposta glicemica al pane.

In figura l’andamento del glucosio nel sangue in seguito ad assunzione di 100 gr di pane e 250 ml di acqua, tè nero o
succo di limone.

Questi risultati sono in accordo con precedenti studi in vitro che dimostrano che l’abbassamento del pH di un pasto può rallentare la digestione dell’amido attraverso l’inibizione prematura dell’α-amilasi salivare.
Inoltre, l’effetto del succo di limone era simile a quello che è stato ripetutamente osservato con aceto e altri alimenti acidi. Includere bevande o alimenti acidi nei pasti ricchi di amido sembra quindi essere una strategia semplice ed efficace per ridurre il loro impatto glicemico e controllare quindi il peso corporeo.

A cura di Dott. Patrizio Esposito

Fonte:
Lemon juice, but not tea, reduces the glycemic response to bread in healthy volunteers: a randomized crossover trial
Daniela Freitas, François Boué, Mourad Benallaoua, Gheorghe Airinei, Robert Benamouzig & Steven Le Feunteun
European Journal of Nutrition (2020)

 

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